"Seconda stella a destra, questo è il cammino, eppoi dritto fino al mattino... " queste dovevano essere più o meno le coordinate che gli spagnoli ricevettero agli inizi del '700 da alcuni abitanti dell'isola di Yap arrivati alle Isole Filippine sulle loro canoe. In seguito a diversi insuccessi devono aver pensato veramente che avessero parlato loro dell''Isola che non c'è' considerato che, per raggiungere quelle che furono chiamate 'Isole Caroline dell'Ovest' o 'Nuove Filippine', impiegarono ben 15 anni. Lo stesso dubbio continua a cogliere ancora oggi il viaggiatore che sorvola per la prima volta le oltre 300 verdissime isole che formano l'arcipelago di Palau: "non è vero, non ci credo, non esiste!!!" Eppure è proprio lì, tutto reale, tutto vivibile, così meraviglioso come solo madre natura sa fare: e la realtà supera la fantasia. Oltre 300 piccoli smeraldi emergono dalle turchesi e limpide acque del Nord Pacifico fra Filippine, Papua Nuova Guinea e Guam; così trasparenti da poter facilmente distinguere i pesci di grossa taglia già prima di immergersi. Una visibilità di 350 metri…..………… di altezza però!
L'isola più grande dell'arcipelago (e la seconda in assoluto in tutto il Pacifico) è Babeldaob, al momento visitabile solo noleggiando una jeep poiché le strade sono ancora in costruzione e non saranno finite prima di un anno, ma vale la pena di programmare una visita in giornata per fare il bagno alle cascate di Ngardmau e per riscoprire l'antica cultura dei Palauani. Testimoniata, per esempio, dai Bai con i loro bellissimi storyboard (il più bel souvenir delle isole se riuscite ad infilarlo in valigia: alcuni giovani hanno raccolto l'eredità artistica dei padri e riproducono perfettamente le antiche decorazioni intagliate sulle facciate delle 'Case degli uomini') e, se si è particolarmente fortunati, si può anche assistere ad una cerimonia in costumi locali per la 'Nascita del primo figlio' che vede la donna, la madre come protagonista assoluta.
A proposito della storia e dell'antica cultura di Palau merita una menzione il museo Etpison in centro città a Koror: nato dalla collezione privata di Mandy Etpison che ha fatto edificare appositamente l'edificio per contenerla, è un buonissimo connubio fra cultura, storia e la più grande collezione di conchiglie del Nord Pacifico.
Koror è l'isola più importante dell'arcipelago: qui si trovano gli alberghi più lussuosi ed è l'unica fra le 4 principali isole che può offrire svago anche dopo l'attività subacquea.
L'egemonia USA, presente dal dopoguerra, ha fatto sì che, diversamente dalla maggior parte delle mete diving in Oriente e Pacifico, a Palau esistano molteplici possibilità di divertire anche chi non ha come unico obiettivo il diving o le bellezze naturali: durante la giornata si possono visitare il bellissimo acquario, l'allevamento di tridacne ed il delfinario dove si può anche nuotare con i simpatici mammiferi; la sera si può ballare fino a tarda notte in una delle discoteche della zona del porto, bere un cocktail in uno dei tanti locali sul lungomare o cenare in uno dei ristoranti con cucina indonesiana ma anche giapponese, indiana e addirittura italiana. Se siete subacquei, però, non esagerate né con i drink né con le attività notturne o dovrete rinunciare al fantastico mondo sottomarino, e sarebbe veramente un peccato!!
Peliliu è la seconda isola più grande dell'arcipelago, la più meridionale. Dopo Pearl Harbor l'isola è stata acceso campo di battaglia fra americani e giapponesi (ci sono ancora pezzi di artiglieria sulle spiagge, nelle foreste e un museo interamente dedicato). Ancora oggi l'isola è per lo più disabitata ed un solo resort è degno di nota, il Dolphin Bay, di recente apertura e molto semplice, ma proprio per questo perfettamente integrato con la bellezza e l'aspetto selvaggio dell'isola.
Infine l'isola di Carp dive c'è un altro resort, il Carp Island Resort, ugualmente bene integrato nell'ambiente. A sua volta semplice e distante dal lusso di Koror ma circondato da un bel giardino e con il vantaggio di essere a pochi minuti dai più belli e famosi punti di immersione dell'arcipelago come il Blue Corner ed i Blue Holes.
Ma davvero tante sono anche le attività anche per i non subacquei!!!!
Si può scivolare con il kayak sulle placide acque delle Rock Islands per poi, con il semplice snorkeling, giocare nelle acque basse con Baby Mantas o tartarughe; praticare la pesca d'altura (non è inusuale il Marlin come preda) a meno che non abbiate deciso di regalarvi qualche giorno alla 'Robinson Crusue' e vi siate fatti abbandonare su una delle Rock Islands a campeggiare in totale solitudine e libertà.
Si può nuotare nel Jellyfish Lake in mezzo a milioni di meduse non urticanti (ricordate il bellissimo documentario del National Geografic in proposito?) che soavemente accarezzano la pelle mentre passano vicine seguendo il sole.
Sono migliaia da pochi millimetri di diametro a quasi 30 cm, comunque cuori morbidi e pulsanti.
Allora perché non fare snorkeling anche al 'Mandarin Fish Lake'? Sappiamo bene quanto è difficile scovare un pesce mandarino e quant'è timido: qui lo si può vedere facilmente in un lago salato ad una profondità fra i 2 ed i 10 metri. (E questi sono solo due dei 70 laghi presenti sulle Rock Islands).
I Palauani hanno imparato molto presto che la loro più grande ricchezza sono le loro stesse isole, come lo sono sempre state.
Per questo, da decine di anni oramai, si tramandano di generazione in generazione il rispetto per l'ambiente e l'ecologia.
Questo ha fatto si che addirittura i pescatori locali siano particolarmente attenti ai metodi di pesca.
Grazie a questo forte impegno e questa grande e generale sensibilizzazione di tutta la popolazione, a Palau ci si potrebbe immergere veramente ovunque con la certezza di un'immersione molto più che soddisfacente, ma, i punti di immersione ufficiali, sono oltre 70 distribuiti per la maggior parte sulla parte ovest e sudovest dell'arcipelago attorno alle famose Rock Islands, oltre che aCarp Island e Peleliu.
Che decidiate di soggiornare in uno dei resort di Palau o di raggiungere anche la più piccola delle isolette disabitate dell'arcipelago regalandovi una crociera su Ocean Hunter I, Ocean Hunter II o Ocean Hunter III (offrono indifferentemente un servizio da albergo a 5 stelle (!!!) pertanto vengono considerate, a ragione, fra le più belle barche da crociera che solcano il Pacifico), vi tufferete in uno degli arcipelaghi più famosi nel mondo della subacquea. Perchè? Presto detto: ciò che promette mantiene!
E promette fin dal primo momento, fin dal controllo passaporti in aeroporto. Il cartello testualmente cita 'We are serving the most beautiful and friendly islands of the world……..'
Per una dettagliata descrizione, con foto e video, delle principali immersioni di Palau, cliccca qui
Senza necessità di dover raggiungere grandi profondità, ci si dà appuntamento con le mante al German Channel mentre, anche se si possono avvicinare i grossi predatori (squali pinna bianca e pinna nera, squali grigi, tigre, leopardo) un po' ovunque, al Blue Corner sono di casa.
Così, con il reef-hook (che pare sia stato inventato proprio qui), ci si aggancia alla barriera e non si fa altro sforzo che godersi in tutta comodità lo spettacolo che queste imponenti presenze vorranno mostrare.
L'unico rischio è di farsi distrarre dalla frenetica vita che si svolge attorno per nulla disturbata dalla presenza dei subacquei: oltre a tutti i pesci di barriera (circa 1500 specie diverse) che continuano a danzare attorno incuranti dei predatori si incontrano enormi pesci Napoleone, branchi di grossi barracuda, tonni e pappagalli Bumphead, razze e aquile di mare.
Quando poi si comincia a risalire e ci si ferma lungo il muro per la tappa di sicurezza è bene prestare molta attenzione al reef: è possibile riconoscere praticamente tutte le specie conosciute di anemoni (oltre 700 specie diverse fra corallli ed anemoni), oltre a pesci cardinale, a numerose specie di nudibranchi ed a rarissime specie endemiche e tridacne giganti.
In immersione la visibilità, in genere, supera i 30 metri e quando così non è, probabilmente è perché, grazie alla luna piena, vi state godendo lo spettacolo della barriera corallina con il fenomeno dello spawning.
Oppure siete entrati in una colonna di plancton e non è detto che riusciate ad uscirne evitando lo squalo balena che se ne sta cibando.
Le immersioni sono di tutti i tipi che si possano immaginare e desiderare: oltre ai muri, ai reef, ai giardini di corallo ed ai canyon, per gli amanti del genere, troviamo numerosissimi relitti della seconda guerra mondiale (navi o aerei americani o giapponesi); immersioni appositamente studiate ed organizzate per gli amanti delNautilus, fotografi e non; varie caverne chiuse come le Chandelier Cave o aperte come i Blue Holes - qui a destra - (dalla superficie dove si nuota in un paio di metri d'acqua si scende lungo 4 fori che si aprono nel reef e danno l'accesso ad una vasta cavità sottostante che scende fino ad oltre 30 mt di profondità).
Sulle pareti ci sono belle gorgonie e nudibranchi e, sul fondo, si apre un'altra piccola cavità dove sono custoditi due scheletri di tartaruga ma, in realtà, ciò che apre il cuore è il gioco di luci che filtra dalla superficie attraverso i fori: come se una luce divina venisse a rischiarare le profondità degli abissi lasciando un'aura attorno ai contorni di ciò che popola il mare. E qui c'è davvero qualcosa di divino.
Ovunque siate stati, in qualsiasi mare vi siate immersi, qualsiasi cosa abbiate visto, per Palau non siete preparati.